Basato su un idea realtivamente vecchia chiamata .300 Whisper e, piuttosto sfortunata da finire nel dimenticatoio; questo “nuovo calibro” dimensionalemnte parlando differisce dal genitore di pochissimi centesimi, tanto che; ditte come la Hornady vendono i loro set di die per ricarica marchiati per entrambi i calibri.
A cambiare in maniera più sostanziale invecie sono le pressioni di esercizio, decisamente superiori nel .300 Blackout. Motivo per cui generalmente viene sconsigliato inserire munizionamento
.300AAC Blackout in armi camerate per il .300 Whisper ma non viceversa. Essendo i die per la ricarica i medesimi il dubbio che sia solo una questione commerciale ci assale…. ma non ci sentiamo di fare o consigliare esperimenti al riguardo, quindi chiudiamo qui la parentesi sulla compatibilità dei due calibri. Come già accennato nella recensione della conversione da 7,5 pollici il .300 è stato concepito per offrire alla piattaforma AR-15 una munizone con caratteristiche balistiche similari a quelle del 7,62 × 39 mm.
Purtroppo l’uso di questa munzione non era ottimale sui blackrifle americani pricipalmete a causa della conicità del bossolo, alla trafilatura della palla e dalle misure del fondello non standard per le quote americane. In altri posti avrebbero forse adattato l’arma alla munizione, ma ragionando con l’ottica d’oltreoceano l’obiettivo era da raggiungere con i minori costi possibili, e mantenendo il più possibile
Invariata l’arma ed i suoi componenti che sul loro mercato sono fimalmente reperibili ed economici. Lo studio di un nuovo caricatore per ovviare al problema della conicità, l’uso di canne con foratura diversa dal calibro .30 americano, ed anche l’uso di un otturatore sino ad ora relegato a poche produzioni civili era quindi escluso. Se si aggiunge poi la capacità d’oltreocenao di fare nascere un operazione commerciale dal nulla il resto vien da se! Nato, provato, testato e pubblicizzato ci è voluto poco perche’ tutti produttori si lanciassero ad offrire la loro soluzione in .300AAC Blackout che presto ha avuto una notevole diffusione. Il tutto accompagnato ovviamente dalla presenza di munizionamento commerciali componenti per ricarica ed accessori vari. Giunte nel belpaese con un certo ritardo, le armi in .300AAC si sono invecie scontrate con uno scoglio che definire grosso è ottimistico: la totale mancanza di munizionamento commerciale; e, con uno scolgio più piccolo (almenio si spera): la diffidenza ed il pregiudizio che in più casi ho notato verso certe novità da parte di molti tiratori. A causa della mancanza di colpi commerciali rischio che il 300 resti nel limbo è più che reale, e solo l’importazione di colpi potrà ovviarlo; mentre per la seconda questione, si spera che col tempo le moderne possibilità di comunicazione ed anche nuove generazioni possano cambiare le cose ampliando il campo di interessi….pare quasi che nel nostro paese sia più facile trovare qualcuno disposto ad ricavare i bossoli di un calibro sparito dalla circolazione da un centinaio di anni e richiedente 15 fasi di preparazione che trovare qualcuno disposto a ricavare dei bossoli che vanno in un “coso di plastica che scuote tutto”; e magari i commenti che siam sentiti nei confronti del 6,8 lo scorso anno, o del .300 adesso, col tempo cambieranno. Chissà che magari queste poche riche non destino l’interesse di qualcuno, o che comunque che siano almeno un po utili a chi intende ricaricare questo calibro.
Si parte con la ricarica
Veniamo subito al nocciolo: NON CI SONO BOSSOLI COMMERCIALI IN 300 BLACK OUT. Perlomeno al momento; ma visto che da oltre 10 mesi non ci sta un solo negozio online che non abbia in old out i pochi marchi di bossolame commerciale in questo calibro la soluzione è una: ottenerli da .223 Remington. L’operazione non è complessa, il .300 AAC è un .223 Remington accorciato e ricollettato. L’unica cosa da fare con cura è la scelta del bossolo adatto: non tutti bossoli infatti hanno le medesime caratteristiche , alcuni risultano avere le parti laterali più spesse di altri e quindi una volta accorciato e ricolelttato ci si troverebbe ad avere un colletto ricavato dalla parete del bossolo con uno spessore eccessivo; cosa che comporterebbe l’impossibilità di camerare il colpo. Una soluzione sarebbe di mettere i bossoli riformati sul tornio ed assottigliare tutti colletti alla quota giusta ma è un lavoro a dire poco immanespecie se si considera che son destinati ad un arma che si presume macinerà un certo numero di colpi. La soluzione più logica è partire da bossoli un poco meno spessi che non abbiano bisogno di tornirture sul colletto. Tra questi di sicuro vi sono i Remington edi Lapua ed i Prvi-Partizan. Assolutamente da evitare i Sellier & Bellot troppo spessi ed i Fiocchi che si sono dimostrati molto incostanti come spessore e soprattuto con il foro di vampa dell’innesco decentrato. Abbiam scelto i Prvi-Partizan con un rapoorto costo qualità più vantaggioso per l’uso che intendiamo fare.
Ci sono vari modi per tagliare il bossolo, tanto più preciso e pulito sarà il taglio tanto meno lavoro servirà dopo di trimmatura e rettifica. Si possono tagliare con un Dremel e poi montare sul tronietto per trimmare i bossoli, si può usare una piccola troncatrice a lama rotante per hobbystica, che richieserà comuqnue una ritoccata col tornietto manuale per trimmare, infine si possono lavorare con un tornio, che di certo permette di ottenere un taglio più pulito e preciso, sia che si operi con un utensile da taglio che con un fresa montata sul mandrino come illustrato in queste immagini. Un ultima soluzione; più complessa, è quella di realizzare un trimmatore elettrico da applicare alla pressa.
Noi abbiamo ne abbiamo costruito una da montare sulla Dilon XL-650 che permette di ottenere una notevole quantità di bossoli in poco tempo. Unico problema la rumorosità. Qualuqnue sistema si usi alla fine si dovrà sempre e comuqnue dare una passata dentro e fuori il nuovo borso per eliminare la bavetta di taglio ed arrotondare lo spigolo. Operazione da fare a mano o con alcuni atrezzi elettrici dedicati. Per cercare di essere più chiari possibile descriviamo il procedimento manuale che lavora un bossolo alla volta con l’ausilio di un tornio su cui abbiamo montato una fresa da metalli nel mandrino proncipale. Il bossolo è tenuto fermo nel mandrino sulla contropunta e spinto contro la fresa. il bossolo cosi facendo viene letteralmente ridotto in trucioli. Si possono seganre i bossoli sul lato in modo da avere un riferimento sulla lughezza da tagliare, oppure cosa milgiore e più precisa mettere dei riscontri sull’avanzamento della contropunta in modo che si fermi l’avanzamento senza dover leggere ogni volta la quota. Si può anche montare il bossolo sul mandrino del tonio e la fresa sul mandrino della contro puntaUna volta messi dei riscontri per le lunghezze degli avanzamenti l’operazione può anche prodere abbastanza spedita. I bossoli cosi ottenuti vanno passati uno ad uno con la fresetta per eliminare il bordo tagliente interno ed esteno, vanno poi lubrificati generosamente (un po anche dentro il colletto) ed infine passati uno ad uno nel die ricalibratore full length. Un opportuna lubrificazione ridurà molto gli sforzi specie l’interno del colletto. Una lubrificazione scarsa rischiera di fare grippare il bossolo nel die con conseguente necessità di intervenire con gli utensili per levarlo. Attenzione comuqnue a non mettere troppo lubrificante perche una dose eccessiva può creare accumuli che ammaccano il bossolo, ammaccatura che sparisce al primo sparo, ma se si può meglio evitare. Il bossolo così ottenuto va misurato in lunghezza per vedere sia nel reange previsto, consigliamo di fare prima pochi bossoli e verificare in modo poi da capire esattamente quale sia la lunghezza di taglio esatta. infatti la formatura può modificare leggermente la lunghezza di taglio ma questo abbiamo visto varia leggermente da una marca all’altra. Si tratta sempre comuqnue di pochissimi decimi. I bossoli a questo punto vanno puliti con attenzione da ogni traccia di lubrificante, una buona soluzione è fargli fare un giro nel trumbler. Una volta puliti sono pronti per la ricarica. Veniamo ora alla fase che merità più attenzione, ossia la carica vera e propria. Le informazioni riguardo questo calibro non sono poche ma purtroppo vanno un pò cercate. Prima di mettere mano ai componenti abbiamo fatto un pò di ricerche consultando ove possibile i manuali online ufficiali dei produttori di componenti per ricarica, e magari facendo un controllo incoriciato con dosi riportate online da altri utenti oltreoceano (ATTENZIONE OGNI DOSE CHE SI LEGGE VA COMUNQUE VERIFICATA E CONTROLLATA SU DEI MANUALI UFFICIALI). Purtroppo la maggior parte delle polveri riportate è di fabbricazione americana, e vi sono solo pochi cenni alla Vihtavuori. Confrontando tutti manuali si è visto come le polveri indicate siano generalmente anche impiegate sulle cariche magnum da pistola. Sono menzionate dell polveri Hodgon in particolare la H110, delle IMR, come Vihtavuori sono è indicata la N120 su cariche per palle pesanti. Non abbiam trovato molti dati per Vihtavuori N110, che però ha la stessa progressività di polveri usate di altri marchi. Per sicurezza è bene controlalre sui manuali e vedere che polversi si trovano nella propria zona, noi abbiam fatto principalmente riferimento al manuale Sierra, ed Hornady, ai dati del sito Hogdon ed IMR.
Essendo molto ampio il range di pesi possibili di palla le dosi possono cambiare anche di molto, ed alcune polvere non sono adatte a certi pesi di palla quindi è necessario controllare con attenzione il tipo di carica scelta. Per le prime prove abbiamo impiegato 3 tipi di palla per il caricamento della fascia “150 grani”: 145 FMJBT, 155 hPBT, 155 FMJBT. Abbiamo provato dosi che partivano da un valore medio basso salendo sino a quasi al massimo senza mai raggiungerlo. Viste le distanze ed il tiro di prova non abbiamo notato nessuna differenza di precisione, ci interessava di più verificare il corretto funzionamento dell’arma il ciclo di riamo e la risposta allo sparo. Anche con le dosi minime l’arma a ciclato bene ma con dosi più alte ci ha dato l’impressione di essere più affidabile anche con un imbracciata un pò più lasca. i bossoli di risulta erano in buone condizioni e senza particolari annerimenti. Abbiam poi fatto prove con palle più pesanti da 175 grani, sempe la stessa polvere, anche qui partendo dal basso e salendo. Le dosi minime facevano ciclare l’arma ma non hanno ingaggiato “l’hold open”, problema risolto con mezzo grano di polvere in più. Certo la palla più pesante si sentiva ma era comuqnue gestibilissima. Con le palle pesanti e le dosi basse e medio basse i bossoli apparivano molto anneriti, il problema si è risolto parzialemnte con le dosi più alte. Tutti i colpi sono stati crimpati, cosa che facciamo abitualemnte per i semiauto. L’uso di palle con solco di crimpagio di certo facilita anche l’individuazione dell’OAL della cartuccia, che va sempre comuqnue verificato da manuale; in ogni caso non dovrà mai superare la lunghezza massima che può accettare il caricatore o la camera di cartuccia; è comuqnue bene verificare che i colpi scorrano bene nel caricatore e che non ci siano problemi di scorrimento a causa della curva dell’ogiva troppo accentuata rispetto un .223 Remington.
Gallery
© 2013 – 2018, Diego Ruina. Tutti i diritti riservati.
Per pubblicare anche parzialmente questi contenuti è necessario fornire il link alla pagina originale.