Le armi nelle case degli italiani: il rischio percepito è davvero quello reale?

Nell’ultimo secolo il rapporto tra il gli italiani e le armi detenute nelle proprie abitazioni si è radicalmente modificato: dall’essere considerate, e indistintamente accettate, quali comuni strumenti di utilità (per la caccia, ad esempio) e di svago (nelle attività ricreative e sportive) si sono progressivamente trasformate in strumenti di cui dover avere paura e dai quali tenersi alla larga in quanto pericolose, fino a giungere ad essere considerate, nell’immaginario collettivo odierno, essenzialmente strumenti di morte.
Verosimilmente, a causa dell’assenza di accurate ricerche statistiche sugli omicidi compiuti con armi in Italia, ci si è trovati di fronte al proliferare di letture della realtà fondate sul pregiudizio che le armi legalmente detenute nelle case della gente fossero la causa primaria degli omicidi commessi con armi.
E’ adesso disponibile e qui acquistabile un volume che, documentando i risultati della ricerca svolta sui reati, in particolare sugli omicidi, compiuti con armi legalmente detenute in Italia nel decennio 2007-2017, si allontana dal preconcetto e dai luoghi comuni e, di contro, offre un’interpretazione che apre nuovi interrogativi e spunti di confronto volti alla progettazione di politiche pubbliche basate sul rischio reale piuttosto che su quello percepito, fino ad avere l’ambizione di suggerire soluzioni concrete per limitare la già bassa incidenza, rispetto alla totalità, dei reati commessi dai legali possessori di armi.
Il libro, edito da Bonanno Editore, dal titolo SICUREZZA E LEGALITÀ, Le armi nelle case degli italiani, fa parte della collana Cultura, Società e Ricerca ed è stato curato dai professori Paolo De Nardis  e  Roberta Iannone.

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5 risposte a “Le armi nelle case degli italiani: il rischio percepito è davvero quello reale?”

  1. Tenere armi regolarmente denunciate credo sia un diritto,per quando riguarda i buonisti vi ricordo che esistono Delinquenti anche senza armi.

  2. Per me è Pura Demagogia Accusare le Armi Regolarmente Denunciate e Detenute in casa, a Scopo Sportivo, di Difesa e Caccia, Ricordarsi di Una Cosa Importante, se uno è Nato Delinquente o Terrorista, Usa Qualsiasi mezzo per Offendere ed Uccidere, anche un’Automobile o Camion, come è già avvenuto in Precedenza, Basta Leggere i Quotidiani Precedenti o Rivedere i Notiziari di Anni Prima con le Stragi, compiute da i Finti Folli, che in Nome di Allah è Grande, anche con un’Automobile si Sono lanciati ad Uccidere Persone Innocenti !
    Non Diamo la Colpa a i Tiratori Sportivi e Collezionisti di Armi, Se uno è Scemo o Terrorista, Può colpire anche con una Mannaia da Macellaio, Fingendosi Pazzo !!, Allora dovremo Proibire il Commercio di Automobili, di Camion e Mannaie da Macellaio, Ma Stiamo Veramente Scherzando ! Siamo Ragionevoli, è Solo Presa di Posizione da parte delle Forze Politiche di Sinistra i cosiddetti Finti Buoni ! Ma Facciamola Finita di Colpevolizzare lo sport del Tiro a Segno, come il collezionismo di Armi, Legalmente Denunciate ! Basta !
    Condivido il Ministro Matteo Salvini, che è un’Ottima Persona Oltre che un Ottimo Ministro, che Io Stimo Tanto , così Tutti quelli che la Pensano come Lui e come Me .

  3. È vero come si dice dai tempi fanno di tutta l’erba un fascio io come tutti penso che i terroristi i delinquenti di certo non vanno in armeria a comperare arma e denunciarla alle autorità competenti io sono andato parecchie volte a hit Vicenza ed erano presenti gruppi contro le armi cacciatori appassionati di tiro e ci insultavano e ci aggiravano malattie che solo a pronunciare mettono paura scusate sfogo forse ho dilagato troppo

  4. Penso che la possibilità di detenere un’arma atta a difendere se stessi, la propria famiglia e i propri averi nella propria abitazione sia un diritto fondamentale. Indipendentemente dal grado di pericolo reale (condizionato – a mio avviso – da molti fattori diversi: zona in cui si vive, tipologia di abitazione, livello di benessere, misure di difesa passiva etc.) la possibilità di difendersi (in quanto tale) è – e deve essere – un diritto inalienabile, che dovrebbe inderogabilmente prevalere – in uno Stato diritto – sul diritto alla salute (“incolumità”) del delinquente che si introduce in una casa non sua. Temo che nella realtà giuridica del nostro Paese ciò non valga e che di fatto la giurisprudenza “tolleri” il ricorso alla difesa armata solo (e neanche sempre) in caso di conclamato & immediato pericolo di vita: in tutti gli altri casi i giudici ritengono che la vita del criminale abbia comunque un valore superiore a quello della difesa dei diritti, dell’incolumità e della proprietà, del cittadino onesto. Penso anzi che molti giudici – nel loro “intimo” – vedano nella legittima difesa una sorta di reintroduzione ufficiosa, indiretta, della pena di morte, e quindi – ai loro occhi – un omicidio. Temo che anche la nuova (futura) legge sulla legittima difesa non riuscirà a modificare sostanzialmente tale assunto: fino a quando la decisione finale resterà affidata alla discrezione di un giudice il criminale avrà sempre buone possibilità di uscirne vincente – come insegna, ahimé, l’esperienza. Per rispondere quindi al quesito: penso che fino a quando i criminali potranno contare su questa sostanziale impunità i cittadini onesti resteranno inevitabilmente esposti ad un pericolo molto superiore, rispetto a quello di un Paese in cui il giudice ritiene prioritaria la difesa del cittadino normale rispetto alla “rieducazione” del “povero ragazzo disperato” che gli è entrato in casa.

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