Nell’ultimo secolo il rapporto tra il gli italiani e le armi detenute nelle proprie abitazioni si è radicalmente modificato: dall’essere considerate, e indistintamente accettate, quali comuni strumenti di utilità (per la caccia, ad esempio) e di svago (nelle attività ricreative e sportive) si sono progressivamente trasformate in strumenti di cui dover avere paura e dai quali tenersi alla larga in quanto pericolose, fino a giungere ad essere considerate, nell’immaginario collettivo odierno, essenzialmente strumenti di morte.
Verosimilmente, a causa dell’assenza di accurate ricerche statistiche sugli omicidi compiuti con armi in Italia, ci si è trovati di fronte al proliferare di letture della realtà fondate sul pregiudizio che le armi legalmente detenute nelle case della gente fossero la causa primaria degli omicidi commessi con armi.
E’ adesso disponibile e qui acquistabile un volume che, documentando i risultati della ricerca svolta sui reati, in particolare sugli omicidi, compiuti con armi legalmente detenute in Italia nel decennio 2007-2017, si allontana dal preconcetto e dai luoghi comuni e, di contro, offre un’interpretazione che apre nuovi interrogativi e spunti di confronto volti alla progettazione di politiche pubbliche basate sul rischio reale piuttosto che su quello percepito, fino ad avere l’ambizione di suggerire soluzioni concrete per limitare la già bassa incidenza, rispetto alla totalità, dei reati commessi dai legali possessori di armi.
Il libro, edito da Bonanno Editore, dal titolo SICUREZZA E LEGALITÀ, Le armi nelle case degli italiani, fa parte della collana Cultura, Società e Ricerca ed è stato curato dai professori Paolo De Nardis e Roberta Iannone.
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