Le immagini dei soldati di fanteria che avanzano a fatica tra le paludi o tra la densa vegetazione tropicale, stracarichi di equipaggiamento e materiali di ogni tipo, sono tra le più iconiche della Guerra del Vietnam. Quell’incomprensibile intrico di cinghie, ganci, tasche, moschettoni ed oggetti apparentemente incomprensibili, è composta da elementi specifici, destinati al trasporto degli oggetti e materiali che consentono al soldato sul campo di combattere e mantenersi efficiente.
Buffetteria
Al momento dell’inizio del coinvolgimento americano in Vietnam, la buffetteria in uso era l’LCE (load carryinng equipment) M56, sviluppato contemporaneamente al fucile M14. L’M56 era ralizzato in tessuto di cotone di colore OG, con elementi metallici in ottone, alluminio ed acciaio. Destinato all’impiego sul campo e per servizi armati da parte del personale di tutte le armi e specialità, era costituito da una serie di componenti standard integrati da elementi specialistici, destinati al trasporto di materiali specifici. Il componente principale, che costituiva la base dell’equipaggiamento, era il cinturone, derivato direttamente dall’M36 in uso durante la 2GM; un nastro di tessuto dell’ampiezza di 2” (50,8mm), dotato di tre file di occhielli in ottone, delle quali quella centrale, di dimensioni più piccole, era utilizzata per regolarne l’ampiezza, mentre le altre due erano destinate all’aggancio di diversi altri componenti. La chiusura era costituita da una fibbia in due parti in ottone; la regolazione avveniva grazie ad un piccolo uncino in ottone, collocato ad entrambe le estremità del nastro ed inserito in uno degli occhielli della fila centrale allo scopo di ancorarlo. Due passanti scorrevoli in ottone bloccavano quindi il tutto.
Il secondo elemento strutturale era rappresentato dagli spallacci, una struttura ad H da indossare come bretelle, agganciandole mediante appositi ganci al cinturone. L’area a contatto con le spalle era ampia e imbottita, per meglio scaricare il peso, e la regolazione avveniva per mezzo di fibbie in ottone brunito. All’altezza delle clavicole, su entrambi i lati, erano presenti due passanti orizzontali per l’ancoraggio del pacchetto di medicazione individuale, di granate o moschettoni; poco più in basso due maglie in ottone brunito erano fissate lungo il margine anteriore della parte imbottita e potevano essere impiegate per agganciarvi diversi elementi dell’equipaggiamento, come vedremo in seguito. Alle quattro estremità della struttura ad H erano presenti i ganci metallici che, inseriti nella fila superiore di occhielli del cinturone, consentivano di connetterlo a quest’ultimo.
Ai lati della fibbia, uno per parte, venivano posizionate due tasche per il trasporto delle munizioni, denominate “Pouch, Ammunition, Small Arms, Universal”, destinate al trasporto di diversi tipi di munizioni, tra cui 2 caricatori da 20 cartucce per BAR oppure 6 clip da 8 cartucce per M1 Garand, 4 caricatori da 30 per Carabina M1, 2 caricatori da 20 cartucce del M14, tre caricatori da 20 cartucce per M16 e derivati, oppure 4 granate da 40x46mm destinate al lanciagranate M79 o 24 cartucce calibro 12.
Queste giberne erano agganciate al cinturone per mezzo di passanti con apertura scorrevole, realizzati in lamierino d’acciaio; all’interno della parete frontale della tasca era inserita una lastra materiale plastico per mantenerla rigida. Su entrambi i lati della tasca erano presenti passanti e cinghie per il trasporto di bombe a mano, mentre alla sommità era fissata una cinghia regolabile in canapa, terminante con un moschettone, da agganciare alle maglie metalliche degli spallacci.
All’altezza dei reni venivano portate due borracce, inserite negli appositi contenitori, anch’essi realizzati in tessuto di cotone e foderati con materiale isolante, agganciati al cinturone per mezzo di 2 passanti metallici scorrevoli. Durante i primi anni del conflitto non era insolito l’impiego delle borracce metalliche M1910 impiegate in entrambe le Guerre Mondiali e sostituite ufficialmente con il nuovo modello in plastica solo nel 1962, ma la cui distribuzione non fu completata prima del 1967.
Alla parte posteriore del cinturone era fissato un piccolo tascapane, denominato ufficialmente “Combat field pack” ma universalmente chiamato buttpack. Questo poteva contenere un paio di razioni, un cambio di biancheria e materiale per l’igiene personale, carico non sufficiente a sostenere il soldato durante le operazioni di lunga durata tipiche della guerra in Vietnam. Era dotato di maniglia di trasporto, di due occhielli sulla parte superiore cui fissare i ganci posteriori degli spallacci, di passanti laterali per l’aggancio di ulteriori borracce o giberne e, nella parte sottostante una coppia di cinghie per il trasporto del poncho arrotolato.
Per il trasporto del sacco a pelo, all’interno del suo coprisacco, era stato realizzato un insieme di cinghie, denominato bedroll carrier, da fissare agli spallacci e da portare sulla schiena. La soluzione si dimostrò poco pratica, sia per via dell’ingombro eccessivo, sia per la maggior comodità di trasportare il sacco all’interno o sopra lo zaino. Poteva essere però utilizzato per altri tipi di carichi, tra cui cassette di munizioni e tubi per granate da mortaio da 60mm e 81mm. Era talmente intricato e complicato da utilizzare da essere soprannominato “spaghetti strap”.
L’attrezzo da scavo era portato nell’apposita custodia, agganciata al cinturone, alla maniglia del buttpack o, più comunemente, appesa allo zaino. Alla custodia era possibile agganciare anche il fodero della baionetta, grazie alla presenza di due occhielli per il gancio tipo M1910 del fodero dell’arma stessa. (Vedi foto).
L’equipaggiamento di base era completato dal pacchetto di medicazione individuale, portato in un’apposita tasca, solitamente portata sugli spallacci. Tale tasca era destinata anche a contenere la bussola.
Gli ufficiali, i mitraglieri e gli addetti al lanciagranate M79 erano armati anche della pistola M1911A1, portata nella fondina in cuoio nero M1916. Le munizioni aggiuntive per quest’arma erano contenute nell’apposito doppio porta caricatori.
Il tessuto di cotone con cui era realizzato l’equipaggiamento M56 mal si adattava al clima umido del sud-est asiatico; si impregnava rapidamente aumentando sensibilmente di peso e, in poco tempo, tendeva a deteriorarsi e a marcire, per cui nel 1967 venne introdotto, in via semisperimentale, l’equipaggiamento M67, costruito in nylon con abbondante uso di minuterie in materiali plastici. Il nylon fu scelto per il peso inferiore, la minore impregnabilità e poiché non soggetto a deterioramento a causa dell’umidità. Sebbene leggermente migliorati nella funzionalità, i componenti del nuovo equipaggiamento erano praticamente gli stessi.
Zaini
Il “Lightweight Rucksack”, adottato nel 1962 e standardizzato nel 1965 era uno zaino con basto esterno in tubolare d’alluminio ed era realizzato in leggero e robusto tessuto di nylon in colorazione OG-106. Era composto da un ampio scomparto centrale, tre tasche esterne ed una interna alla patta di chiusura. Ai lati erano presenti passanti verticali dotati di occhielli, che consentivano il trasporto di materiali aggiuntivi agganciabili sia con passanti metallici scorrevoli, sia con ganci modello M1910, in particolar modo numerose borracce, nonché machete e attrezzi da scavo. La presenza di tre cinghie verticali regolabili nella metà superiore del basto, consentiva il trasporto di carichi ulteriori come radio e munizioni per le armi di reparto. Rimuovendo la sacca ed aggiungendo un’apposita placca, era possibile convertire il basto in una vera e propria packboard, per carichi particolarmente scomodi o pesanti.
Il “Tropical Rucksack” fu sviluppato in base all’esperienza accumulata nel corso dei primi anni di guerra e venne distribuito a partire dal 1968, prioritarizzando le forze speciali ed i reparti da ricognizione. Si trattava di fatto di una versione ampliata della sacca del Lightweight Rucksack, della quale mantiene l’aspetto generale. Il basto esterno venne rimpiazzato da un telaio ad X.
Bandoliere e sacche per munizionamento specifico
Nel corso delle operazioni prolungate e degli scontri ad altissima intensità, il soldato di fanteria utilizzava grandi quantità di munizioni, sia con le armi individuali, sia con quelle di reparto, per cui divenne presto necessario escogitare modi per incrementare la quantità trasportabile nelle giberne. Le munizioni extra per l’M16 e per l’XM177 venivano portate già pronte in caricatori da 20 cartucce in bandoliere a sette tasche, originariamente destinate alle munizioni in lastrine, in ragione di due da 10 colpi in scatola di cartone per ogni tasca. Due o tre bandoliere erano solitamente portate in questo modo. Le granate da 40mm per l’M79, più tardi anche per l’XM148 e l’M203, erano fornite in bandoliere a sei tasche, contenenti una granata ciascuna. Non era insolito vedere grenadiers appesantiti da svariate bandoliere. In alternativa le munizioni per il Blooper, soprannome del lanciagranate dovuto al suono caratteristico che produce, venivano portate nelle borse per materiale medico M3, o nelle sacche di trasporto per le mine M18 Claymore. A partire dal 1966 cominciò la distribuzione limitata per sperimentazione di gilet per il trasporto delle granate da 40mm; la versione definitiva del capo, dopo 4 versioni di transizione, fu distribuita tra il 1971 ed il 1972.
Il modo più pratico per trasportare il munizionamento per la mitragliatrice M60 era senz’altro quello di chiudere i nastri in anelli, solitamente da 100 o 150 colpi in base alla corporatura della persona; i nastri da 7,62 erano forniti in cassette metalliche, contenenti due scatole di cartone con 100 cartucce l’una, da trasportarsi in apposite bandoliere, ma questo sistema era in realtà poco utilizzato.
L’armamento del soldato di fanteria includeva anche la mina antiuomo direzionale Claymore M18. Questa era puntata mediante un rudimentale congegno di mira ed era attivata mediante comando manuale. La mina ed il kit di accessori necesari al suo utilizzo erano trasportati nella apposita sacca M7 o, più comunemente, Claymore bag. Una volta utilizzato l’ordigno, la sacca era riutilizzata per il trasporti di effetti personali o munizioni.
Sox containers
Le razioni da combattimento, meglio note come C-Rations, erano fornite in casse contenenti 12 razioni in scatole di cartone; queste erano ritenute troppo ingombranti e venivano smembrate, suddividendone il contenuto nell’equipaggiamento. Per risparmiare spazio all’interno dello zaino e per evitare che facessero rumore, le scatolette venivano solitamente impilate all’interno di calzini e quindi appese allo zaino o agli spallacci della buffetteria.
Tra l’arma, le munizioni, l’acqua, il cibo, l’equipaggiamento da campo, il materiale collettivo e i pochi effetti personali, il singolo fante arrivava a portare carichi fino a 40-45kg per settimane intere.
Ringrazio Emanuele Romanini per aver fornito le foto dei pochi ma preziosi materiali che mi mancavano per completare l’articolo!
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