Una Piccola Premessa
Ogni collezionista di armi Ex-Ordinanza ha avuto la sua “prima arma” e, molto spesso, è grazie a quest’ultima che la passione per queste bellissime armi ha avuto inizio. Se poi la prima arma è anche quella preferita (e più ricercata) allora il risultato ottenuto quando la si acquista è in assoluto il massimo ottenibile collezionisticamente parlando. L’arma oggetto di questo articolo è nel mio caso quella che ha accesso in me la scintilla della passione per le Ex-Ordinanze. In particolare quelle Spagnole, non tanto per il puro valore materiale ma per la storia interessante che essa porta con se, ahimè troppe volte sottovalutata dai collezionisti.
Era il lontano 2012 quando mi imbattei per puro caso nel sito exordinanza.net e, come un bambino in un negozio di caramelle, cliccai nella prima scheda che attirò la mia attenzione… guarda caso quella del FR-8. I motivi per cui quest’arma ha da sempre suscitato in me un grande fascino sono numerosi e ben fondati. Ed è proprio per questa ragione che ho deciso di scrivere un articolo sullo quello che (a mio parere) è il fucile Mauser più interessante di tutti.
La Storia
Nell’articolo sul Mauser Spagnolo M1943 abbiamo illustrato seppur brevemente la situazione della Spagna prima e dopo la Guerra Civile. Nonostante l’adozione del Modello 1943 (in calibro 8 x 57 JS) negli arsenali militari spagnoli giacevano da lungo tempo migliaia di altri fucili tipo Mauser come i Modelli 1916 e 1893 in calibro 7 x 57 e, ovviamente, moltissimi M1943. Si arriva così alla fine degli anni ‘50 quando il CETME (Centro de Estudios Técnicos de Materiales Especiales) di proprietà del Governo Spagnolo, inizia a progettare un nuovo fucile a tiro selettivo per le forze armate iberiche che fino a quel momento erano equipaggiate con fucili bolt-action. È d’obbligo ricordare che la maggior parte delle potenze mondiali avevano già adottato armi semiautomatiche di grosso calibro come per esempio il FAL (adottato sin da subito Belgio e Regno Unito) o lo M14 Statunitense. La Spagna, ovviamente, non voleva essere da meno e si mise quindi all’opera. All’interno del CETME lavoravano, oltre a tecnici nazionali, numerosi ingegneri ed esperti tedeschi, primo fra tutti il famoso Ludwig Vorgrimler che, durante il secondo conflitto mondiale, aveva svolto un ruolo cruciale per la Mauser. Terminata la guerra, Vorgrimler venne dapprima reclutato dal Centre d’Etudes et d’Armement de Mulhouse (CEAM) dove, insieme a Theodor Löffler, iniziò lo sviluppo del fucile d’assalto CEAM Modèle 1950 per poi spostarsi a Madrid nel settembre del 1950 iniziando sin subito a lavorare per conto del CETME. Il lavoro di Vorgrimler si basava largamente sul design dello StG45(M) e del Modèle 1950, entrambi basati su una cartuccia intermedia (7.92 × 33mm Kurz) e su un sistema meccanico a chiusura metastabile a rulli simile quello della MG42. Il primo prototipo, denominato “Modelo 2” era caratterizzato per un calcio a stampella simile allo MP-40, il caricatore curvato e il calibro sperimentale 7,92 x 40mm. Ed è a questo punto che la storia del CETME si intreccia con la Heckler & Koch. Il nuovo prototipo di Vorgrimler aveva suscitato l’interesse della neonata casa tedesca che decise di avviare una collaborazione per lo sviluppo di un nuovo fucile camerato per il 7,62 × 51 mm NATO che era da poco stato adottato. Fu così che nel 1956 vide la luce il primissimo fucile CETME denominato “Modelo A” camerato tuttavia nel 7,62 × 51 CETME, una versione depotenziata del 7,62 NATO che montava una palla sensibilmente più leggera (dal peso di circa 113 grani) spinta da una carica di polvere minore rispetto alla controparte NATO. Ma a parte questo, le dimensioni esterne del bossolo, della munizione completa e della camera di cartuccia erano identiche al 7,62 NATO. Il motivo di questa scelta è molto semplice. La cartuccia NATO risultava essere troppo potente e ingestibile nel tiro a raffica e Vorgrimler decise di sperimentare questa versione sottopotenziata per il fucile Modello A. Nei mesi successivi la collaborazione con Heckler & Koch portò a migliorare il design del Modello A fino all’adozione, nel 1958, del “Modelo B” questa volta camerato per il 7,62 NATO. Le modifiche apportate riguardavano un’astina paramano in acciaio stampato, una canna di lunghezza maggiore e l’attacco per il lancio delle granate da 22 mm. Il Modello B divenne quindi l’arma d’ordinanza standard delle Forze Armate Spagnole mentre, in parallelo, veniva avviata la produzione in Germania della versione modificata di quest’arma che sarebbe diventata da lì a breve il G3. Il neonato esercito Federale Tedesco aveva infatti da poco acquistato dalla FN una grossa quantità di FAL denominati “G1” ma non avendo ricevuto la licenza per la fabbricazione in Germania di quest’ultimi, si mostrò interessato al nuovo prototipo della casa spagnola con la quale stava collaborando da tempo e decise di acquistarne un lotto per le valutazioni sul campo. I CETME Modello 58 si dimostrarono precisi e robusti tanto da battere nei test militari altri fucili come il SIG SG 510 e l’Armalite AR-10, venendo così ufficialmente adottati, con la sigla “G3” dopo aver acquistato la licenza dalla CETME.
Le successive modifiche migliorative porteranno all’adozione nel 1964 del “Modelo C” e del “Modelo E” (sempre camerati per il 7,62 NATO ed esteticamente identici al G3). Gradualmente, grazie all’adozione del 5,56 mm si avrà l’adozione dei modelli L e delle varianti LC a partire dal 1984.
Continuare ad analizzare i fucili d’assalto CETME in questo articolo mi sembra esagerato anche perché dilungherei eccessivamente il discorso aggiungendo troppi e inutili dettagli dimenticando il vero protagonista di questo articolo. Una domanda sorge però spontanea. Perché dunque parlare della storia dei fucili CETME senza un apparente motivo? In realtà questa premessa oplofila è necessaria per capire come si è arrivati all’adozione dei Mauser FR-8 ed FR-7 prima ancora dei fucili CETME, dato che entrambe le storie sono intrecciate fra loro.
Il “Fusil Reformado” FR-8
Nonostante l’adozione ufficiale “sulla carta” del nuovo Fucile CETME, a causa di tempo (e soprattutto di soldi) la fabbricazione e quindi la successiva distribuzione ai reparti del nuovo fucile avvenne molto a rilento. Così, si decise di fare di necessità virtù utilizzando i numerosi fucili Mauser presenti negli arsenali per creare un’arma “ibrida” che avesse come scopo principale quello di far familiarizzare le truppe ai nuovi fucili d’ordinanza che sarebbero arrivati da lì a breve. Vennero quindi modificati i Mauser 1916 e gli M1943. Nacquero così gli FR-7 (derivati dai vecchi modelli 1916) e gli FR-8 dai 1943. La denominazione di entrambe le armi era “Fusil Reformado” che tradotto significa “fucile convertito” a causa della conversione. Il significato dei numeri 7 e 8 è ancora incerto ma ci sono due tesi principali: La prima sostiene che essi indichino il calibro originario dell’arma oggetto della conversione (8 per gli FR-8 derivati dagli M1943, appunto camerati per l’8 mm e 7 per i 1916 in calibro 7 × 57 mm). Di controparte La seconda tesi, vuole che essi indichino le regioni militari dove è stata effettuata la conversione di tali armi (8 per La Coruña e 7 per Valladolid). Personalmente ritengo maggiormente attendibile la prima ipotesi per me più plausibile, anche se la maggior parte di queste armi fu convertita nell’arsenale di La Coruña. La conversione comprendeva: La sostituzione della canna con quella del CETME Modello B (o della Heckler e Koch) in calibro 7,62 NATO, un accorciamento della calciatura (senza tuttavia cambiare i legni che rimanevano originali), la sostituzione delle classiche mire Mauser in favore delle mire del Fucile CETME (che comprendevano un dischetto rotante dove sono presenti una tacca aperta a “V” tarata per i 100 metri e tre diottre per le distanze di 200, 300 e 400 metri) e un mirino anteriore, sempre del fucile CETME, protetto dal tunnel e regolabile in altezza. Alla volata veniva aggiunto il rompi fiamma del CETME con attacco Standard NATO da 22 mm per il lancio delle granate. A questo proposito, subito dopo il mirino anteriore troviamo un o-ring di gomma per il dispositivo lancia granate. Sotto la canna si nota la presenza di quello che, all’apparenza, sembrerebbe essere il tubo di recupero gas ma che è in realtà lo scompartimento per il kit di pulizia dell’arma che veniva utilizzato dai soldati come nascondiglio per sigarette, foto o qualsiasi altra cosa che stava a cuore al soldato sotto la naja. Inoltre, l’estremità di quest’ultimo svolge il ruolo di attacco per la baionetta, inutile a dirlo, la stessa dei fucili CETME (la modello M1964). Nel calcio troviamo gli stessi attacchi posteriori per la cinghia del Modello 1943 mentre quello anteriore e situato sul lato sinistro della canna, direttamente sotto il mirino. L’azione, nel caso del FR-8, è quella classica della meccanica Mauser 98 con la sicura a bandiera, il lungo estrattore Mauser e i fori di sfiato per i gas in eccesso. La manetta dell’otturatore è dritta come nel 1943 mentre è curva nel FR-7. L’elevatore del serbatoio è stato accorciato per permettere l’alloggiamento delle cartucce calibro 7,62 ed è inoltre stato aggiunto un riporto in acciaio nella parete anteriore del serbatoio sempre per diminuire la lunghezza di quest’ultimo per la conversione. Per caricare l’arma si possono utilizzare le lastrine originali del 8mm Mauser in quanto quest’ultimo ha il fondello identico alle munizioni .308 / 7,62mm.
Il Dibattito Sul Munizionamento
Altro scopo di questo articolo è quello di sfatare una volta per tutte la leggenda che vuole gli FR-8 come fucili di bassa qualità e pericolosi. Nulla di più falso. Da quando i primi FR-7 ed FR-8 furono importati negli Stati Uniti centinaia di collezionisti e tiratori d’oltreoceano hanno cominciato ad apprezzare e utilizzare questi Mauser e ovviamente… a combinare qualche guaio. Moltissimi tiratori infatti, sparando munizioni particolarmente spinte (o sperimentando le ricariche più fantasiose) sono arrivati letteralmente a distruggere le armi, riscontrando non solo gravi danni materiali all’arma ma anche fisici su loro stessi. Questo ha portato a numerose discussioni nei Forum che hanno contribuito a creare il mito dei Mauser spagnoli “che esplodono”. In realtà, questi problemi si sono riscontrati sui Mauser FR-7 e sui 1916 “Guardia Civil”, entrambi derivati dalla meccanica 1893 “small ring”. A causa di questa particolarità, questi Mauser sono infatti meno resistenti rispetto agli FR-8 che, come abbiamo detto, Appartengono alla famiglia “Large Ring” essendo derivati dalla più robusta meccanica 98. Gli FR-8 sono quindi perfettamente in grado si sparare munizioni commerciali del .308 Winchester e di surplus militare. È consigliabile comunque non eccedere nella carica di polvere o nel peso delle palle. Personalmente ho sparato senza problemi munizioni commerciali TulAmmo con palla da 150 grani (le palle standard NATO militari sono da 147) senza spingermi oltre questo peso di palla. Nei mesi passati ho avuto la possibilità di discutere con tiratori Statunitensi e Tedeschi che mi hanno riferito di aver sparato nei loro FR-8 le cariche più estreme (che includevano palle da caccia di peso molto elevato). Non mi stupisce, data la meccanica di queste armi, che non abbiamo riscontrato problemi. Di contro, è assolutamente sconsigliabile sparare munizioni “toste” negli FR-7 dove, opterei per delle ricariche ad hoc con un peso di palla di 112 grani, replicando il 7,62 CETME. In alternativa si potrebbero utilizzare munizioni commerciali sempre con palla da 147 grani. Ma sono fortemente consigliate ricariche apposite. Arrivati a questo punto una domanda dovrebbe venir spontanea al lettore più attento: Se la Spagna è entrata nella NATO solo nel 1982 come ha fatto dunque ad adottare (e utilizzare) il 7,62 NATO prima di esserne parte? La risposta risiede nella politica. La Spagna Franchista era di fatti un partner “non ufficiale” dell’Alleanza Atlantica e aveva ottenuto nel corso degli anni aiuti militari non indifferenti (incluse munizioni). In aggiunta, come abbiamo detto, la collaborazione con la H&K ruotava attorno all’obbiettivo comune di una nuova arma camerata per il nuovo calibro NATO. È probabile che le forze armate spagnole abbiamo adoperato entrambe le tipologie del 7,62 con un occhio di riguardo nei confronti dei Mauser Small Ring. Gli FR-8 (al pari degli FR-7) furono adottati non solo dall’Esercito ma anche dalla Guardia Civil e nonostante siano stati dismessi a partire dagli anni ’80 non è raro vederli ancora oggi nelle mani dei militari durante le parate a Madrid.
Concludendo, perché questo inusuale Mauser è così interessante? In primis perché è un’arma “di transizione” tra l’epoca dei fucili bolt action e quella dei moderni fucili da battaglia automatici di grosso calibro e in secundis perché utilizza una munizione di facile reperibilità e ricarica, ideale sia per l’uso ludico al poligono sia per la caccia agli Ungulati. Non bisogna inoltre dimenticare che il concetto di fucile “Scout” coniato dal mitico Jeff Cooper poggia le basi proprio nel FR-8. Cooper infatti prese come punto di riferimento per lo “Scout Rifle” proprio il Mauser FR-8, che, con la sua lunghezza contenuta (96cm) e la maneggevolezza dovuta al peso non eccessivo (circa 3,6 kg) lo rendevano (secondo lui) il fucile perfetto per un uso generico. o un motivo in più per acquistare questo interessante pezzo di storia troppe volte lasciato ai margini rispetto ad altri modelli Mauser.
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