Tra i vari progetti che hanno visto la luce nel panorama armiero durante gli ultimi 70 anni di certo la famiglia delle armi della HK basate sulla famigerata chiusura a rulli è di certo una delle più note.
A renderle cosi famose di certo hanno contribuito molti fattori. Il principale è certo la validità e la sua versatilità per arrivare alla vastissima diffusione che hanno avuto presso forze armate e di polizia di numerose nazioni, fino alla longevità di servizio che tutt’oggi le vede impegnate in moti contesti e tutt’ora prodotte su licenza da più di un marchio sia per il mercato militare che civile.
Tra i vari produttori che hanno negli ultimi anni proposto ai mercati militari e civili questa famiglia di armi vi è la MKE Turca, un azienda che da tempo si occupa della produzione di armamenti pesanti e leggeri destinati a forze militari di polizia e più recentemente al mercato civile. Una volta entrata nella holding HK la Mke ha iniziato a produrre su specifiche HK numerose armi tra le quali il progetto G3, l’MP5, l’MP5K ed il G33 oggetto di queste righe. Dapprima realizzate negli allestimenti “classici” con finitura nera, sono poi state presentate alla scorsa IWA con un restyling più contemporaneo: varie lunghezze di canna, finiture desert e con varie slitte picatinny integrate per sistemi di mira, ottiche e accessori vari.
Con la denominazione commerciale civile di T41 (G3), T43 (Hk33), T94 (Mp5) e T94K (MP5kurtz) passando dai distributori tedeschi queste armi sono state importate nel nostro paese dalla Gunstrade. Sfortunatamente la disponibilità è durata per un breve periodo e si è interrotta quando l’importatore ha smesso di operare nel settore. Da allora pare che nessun altro si sia dimostrato interessato alla distribuzione nonostante la qualità del prodotto, e la relativa facile reperibilità visto che si tratta di trasferimenti europei intra CEE provenienti dalla Germania. Quindi, fino a nuove iniziative imprenditoriali che le prendano in considerazione chi fosse interessato non può far altro che rivolgersi al mercato dell’usato (non molto popoloso), oppure ricorrendo privatamente al trasferimento dalla Germania tramite accordo preventivo. Purtroppo nonostante siano armi interessanti hanno pubblico abbastanza di nicchia quindi piuttosto ristretto, evidentemente al punto di non destare l’interesse commerciale di qualche grossista. Ad onore del vero sul fatto che non siano armi per tutti siamo abbastanza d’accordo e non ci sentiamo di consigliarle come prima arma, o l’arma da comprare così per “prova” senza sapere bene su cosa si mette le mani. Smontaggio e manutenzione richiedono qualche nozione in più della media; sono piuttosto pesanti e con una meccanica complessa; pochi i pezzi after-market per personalizzare le configurazioni ed in genere piuttosto costosi. Sono armi nate e progettate oltre mezzo secolo fa sulle esigenze di impiego da parte di operatori professionali con ovvie ripercussioni sulla fruibilità da parte dell’utente civile inesperto o saltuario che la userà il fine settimana dal bancone. Un altra considerazione sul numero di utenti può riguardare il pubblico dei collezionisti più “impegnati”. Essi potrebbero difatti nutrire relativo interesse ad un prodotto commerciale attuale ed essere orientati verso i più i rari esemplari originali di HK civili o demilitarizzati: armi di tutt’altro valore storico ed economico. Purtroppo anche le alternative proposte da altri marchi sono estremamente rare. Il progetto nei suoi componenti è molto complesso e costoso da produrre ed assemblare. Tolte quindi le aziende che hanno accesso a surplus di produzioni passate da assemblare, o quelle che già dispongono di forza ed impianti produttivi adatti; difficilmente si troveranno aziende che possano reputare remunerativa la realizzazione di queste armi, proprio in funzione del ristretto mercato. Fortunatamente l’appassionato che nutre interesse per queste armi e desidera poterle usare senza paura di consumare o far diminuire il valore di un raro e costoso pezzo da collezione può avere vari motivi per guadare con attenzione gli MKE. In primo luogo sono tutte armi nate civili; quindi non devono sottostare alle prescrizioni sulla demilitarizzazione come eventuali calcioli estensibili o collassabili bloccati irreversibilmente in apertura, caricatori ridotti per costruzione a 5 colpi, spegnifiamma/tromboncini/anelli tenuta gas torniti e tutte le altre amenità previste da una obsoleta circoolare (che non fa legge) partorita da un burocrate. In secondo luogo tutta la serie MKE è realizzata adottando materiali, trattamenti e finiture uguali ai prodotti destinati al mercato militare. Sebbene questo si traduca in qualche finitura un po più spartana vuol anche dire armi molto resistenti e robuste che sopportano molto bene un usi intensi senza bisogno troppe attenzioni, che magari al contrario meritano le più schizzinose versioni accuratezza da tiro. Un terzo punto è il fatto che l’ MKE T94 e T94k son di fatto gli unici MP5 camerati nativamente nel calibro 9 × 21 mm IMI; realizzati su apposita richiesta per il nostro mercato e non rialesati dal 9 × 19 mm come tutti gli altri modelli civili o demilitarizzati commercializzati in Italia. Se, dato l’impiego di una munizione abbastanza tranquilla e difficilmente corrosiva può risultare irrilevante il fatto che l’alesatura ha rimosso 2 mm di cromatura dalla camera; lo è molto meno l’assenza dei solchi di galleggiamento sugli ultimi 2 mm. Questi solchi ricavati a tutta lunghezza sulla parete della camera sono fondamentali per il corretto ciclo di funzionamento dell’arma. Il loro compito è quello di ridurre al minimo l’attrito tra la parete della camera e l’esterno del bossolo che si espanso a causa della pressione dei gas generati dalla combustione della polvere. Il sistema a rulli è di fatto basato su di un equilibrio di forze molto delicato e preciso che sarebbe compromesso da una troppo esagerata resistenza all’estrazione dalla camera del bossolo. L’ultimo tratto di camera ottenuto dall’alesatura e’ di fatto privo di solchi e può portare ad avere un maggiore attrito in estrazione specialmente in presenza di cariche pepate. La conseguenza possono essere tanto un usura anomala dei rulli quanto inceppamenti durante l’uso.
Per chi volesse avere degli approfondimenti, è disponibile un articolo specifico sul funzionamento della chiusura metastabile con ritardo a rulli.
Gallery MKE
T41 calibro 7.62 × 51 mm (.308 Winchester)
codice di classificazione 12_02399
Cominciamo dal T41, ossia il G3 secondo la denominazione militare oppure HK 41 secondo la denominazione data alla versione civile prodotta dalla HK. É il primo, cronologicamente parlando che ha visto la luce nelle officine di Obendorf. Adottato a fine anni ’50 il G3 (Gewer model 3) e’ il frutto della volontà tedesca di realizzare entro i propri confini l’arma d’ordinanza delle sue forze armate. Sfumata la possibilità di ottenere dalla FN le licenze di produzione del G1 (il FAL belga) la Germania focalizzò i suoi interessi sul progetto spagnolo del CETME; sul quale , una volta ottenute le licenze con le opportune modifiche basò il progetto del nuovo fucile. In realtà si trattò di un ulteriore affinamento di un progetto degli ingegneri Mauser risalente alla fine della seconda guerra mondiale sul quale il CETME era basato. Ancora oggi e’ adottato e costruito su licenza in varie zone del mondo. Non essendo la storia del G3 l’obiettivo delle nostre parole non ci dilungheremo oltre. Il T41 della MKE al momento dell’importazione era fornito in una valigia rigida con in dotazione un caricatore da 10 colpi, una cinghia 3 punti di tessuto verde “tipo HK” un kit di pulizia che riproduceva quello di ordinanza tedesca, un manuale di istruzioni, ed ovviamente l’arma. La configurazione prevedeva il calcio fisso in materiale polimerico, l’impugnatura polimerica di secondo tipo ed il guarda mano polimerico di secondo tipo, tutto rigorosamente nero. In ottemperanza alle normative tedesche del periodo (così almeno ci fu riferito) l’arma al posto del tappo con l’innesto della baionetta presentava un tappo pieno privo di foro e molla. Sebbene l’accessoristica moderna per customizzare quest’arma non abbondi; e’ tuttavia possibile reperire sul mercato teutonico, con facilità ed a prezzi molto abbordabili numerosi componenti surplus d’arsenale, spesso in condizioni pari al nuovo; che nel corso degli anni hanno caratterizzato le numerose versioni di questo fucile. Tra questi segnaliamo i set di calciatura e guarda mano in legno di primo tipo, quelli polimerici neri o verdi di secondo tipo (quelli in dotazione), i guarda mano di terza generazione neri o verdi con alloggiamento del bipiede. Sono poi disponibili le impugnature di primo tipo in metallo e polimero nero, e quelle in polimero di terza generazione, a tal riguardo ATTENZIONE! In Germania queste ultime sono quasi sempre vendute comprensive del pacchetto di scatto militare, che oltre a non essere compatibile con la versione civile per la nostra normativa è vietato in quanto parte di arma da guerra!!! Sono poi reperibili i calci estensibili di prima e seconda generazione, i bipiedi ripiegabili, le maniglie di trasporto, i tappi con innesto baionetta, cinghie, kit pulizia, porta caricatori buffetterie etc. Una nota a parte meritano le ottiche HENSOLDT ZF 24 d’ordinanza. Queste infatti si trovano spesso complete del kit (astuccio, manuale, set pulizia, attacco e filtri polarizzatori) in condizioni pari al nuovo per poche centinaia di euro. L’esemplare in questione è stato dotato di calcio estensibile di seconda generazione, impugnatura e guarda mano in polimero di tipo più recente, bipiede, maniglia di trasporto, ottica ZF-24 seconda generazione con illuminatore ed attacco per baionetta. Anche se queste ultime sono offerte a prezzi davvero ghiotti oltre confine; ricordiamo che le baionette tutt’ora per la legge italiana sono armi bianche si devono acquistare con titolo di acquisto da soggetti che le detengono regolarmente, vanno denunciate e non sono liberamente importabili.
Gallery MKE T41
T94 calibro 9 × 21 mm IMI
codice classificazione 12_02758
Secondo in ordine cronologico a uscire dagli stabilimenti HK l’MP5 o HK94 per le versioni civili prodotte da HK venne adottato verso la meta degli anni ’60 con la denominazione di HK54 o MP54. Nel corso degli anni l’MP5 vedrà numerosi miglioramenti e perfezionamenti che ne caratterizzeranno le diverse versioni prodotte anche in altri calibri. Tutt’oggi è una delle pistole mitragliatrici più conosciute, adottate e prodotte su licenza da molte nazioni. Fondamentalmente abbiamo un G3 riscalato attorno alla cartuccia 9 × 19 Luger. Resta invariato il principio di funzionamento, le caratteristiche, l’impostazione e persino molti componenti i quali risultano solamente modificati, accorciati o addirittura risultano intercambiabili. Il T94 mantiene invariata la tradizione e si presenta pure lui come una fotocopia scalata del fratello maggiore sia come configurazione (calcio fisso, impugnatura e guarda mano polimerici di vecchio tipo) che come dotazione: un caricatore, medesima valigia, stessa cinghia, identico kit pulizia, manuale impaginato identico con stessi colori. In questo caso l’offerta di accessoristica after market di vari produttori sebbene più ampia di quella per il G3 è comunque infinitesima rispetto quella di altri tipi di armi. Fortunatamente a salvarci è nuovamente il mercato del surplus tedesco con una discreta disponibilità e costi abbastanza abbordabili offendo calciature estensibili, impugnature e guarda mano di ultimo tipo, ed anche le ottiche Hensoldt ZF-24 con le torrette e gli indicatori di correzione di caduta dedicati al 9 × 19 mm. Riguardo questi ultimi è bene fare attenzione dato che sovente si trovano normali ZF-24 del G3 a cui sono stati in maniera casereccia cambiati i tamburi di regolazione. L’esemplare rappresentato presenta impugnatura di ultima generazione, guarda mano con torcia della SureFire ed un calciolo Hk di secondo tipo. Purtroppo i calcioli di terzo tipo restano molto difficili da trovare e soprattutto estremamente costosi.
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T43 calibro 5.56 × 45 mm (.223 Remington)
codice classificazione 12_02382
Non c’è 2 senza 3! É proprio il caso di dirlo visto che verso la fine degli anni ’60 arriva il terzo nato col nome di HK33. Un altro G3 riscalato questa volta per la nuova cartuccia 5,56 × 45 mm NATO e creare un arma destinata all’esportazione e ad usi di polizia. Anche l’HK33 nel tempo ha visto numerose migliore apportate alle diverse versioni che si sono succedute e come i precedenti ancora oggi è impiegato e prodotto su licenza da svariati governi. Il copione non cambia: stesso progetto, stessa arma con differenti misure e piccoli adattamenti, parte dei componenti in comune, altri ottenuti unendo componenti G3 ed MP5. Pure la proposta commerciale turca non cambia rotta: allestimento base con calcio e impugnatura polimerici secondo tipo, guarda mano liscio con alloggiamento del bipiede (non che se ne siano visti altri), tappo frontale senza innesto baionetta. Pure qui medesima confezione ed accessori… L’after-market dedicato, come il surplus per quest’arma va principalmente cercato nei prodotti compatibili originariamente destinati a G3 ed MP5 vista la scarsità di accessori dedicati. Purtroppo, infatti solo in tempi recentissimi la Germania ha depennato I’HK33 ed i relativi componenti, dalle liste di materiali sottoposti a severi controlli e la cui commercializzazione era di fatto vietata sul mercato civile.
Gallery T43
T94K calibro 9 × 21 mm IMI
codice classificazione 13_00873
Con un poco più di calma si arriva al quarto progetto; un ulteriore modifica questa volta dell’MP5. E’ verso la metà degli anni ’70 che infatti vede la luce l’MP5K dove K sta per Kurtz: corto. Si tratta infatti di un MP5 pesantemente accorciato e privato del calcio fisso; arma pensata per usi CQB in operazioni antiterrorismo, di polizia, scorta od operazioni speciali. Le sua dimensioni davvero ridotte lo hanno reso estremamente valido per operazioni che prevedano l’uso di veicoli. Purtroppo ha pagato l’estrema compattezza con un raggio di azione piuttosto ridotto. Anche questa versione negli anni ha subito numerose migliorie che hanno dato vita a numerose varianti tra cui alcune native semiautomatiche dedicate al mercato civile. La MKE completando la serie ha battezzato la sua versione T94K offrendola nella medesima confezione e col medesimo corredo delle altre armi. L’allestimento prevedeva il gurada mamo privato del pistol grip per via di qualche normativa tedesca, e la stessa impugnatura polimerica di secondo tipo montata sugli altri prodotti. Alcuni degli esemplari arrivati presentavano la mira posteriore col tamburo regolabile, altri erano la versione con la semplice tacca di mira. Anche in questo caso l’accessoristica non è molto ricca. Il piccolo guardamano col vertical grip che più caratterizza le forme l’arma è facilmente reperibile, l’impugnatura di tipo più recente è ottenibile modificando una di quelle per MP5, mentre per quanto riguarda possibili calcioli (in verità abbastanza indispensabili perché un civile possa usarla realmente) sono disponibili sia i modelli originali che si ripiegano sul lato, che specifici adattatori che permettono di istallare calcioli tipo m4 sia fissi che reclinabili lateralmente. I’esemplare in questione come si vede dalle foto monta un calciolo ripiegabile sul lato che si sblocca e si svoncola con un meccanismo di blocco a molla azionabile tirandolo verso l’alto….. Sebbene molto cinematrografico il solo plate posteriore fornito con l’arma con attacco cinghia non è molto fruibile.
Gallery T94K
I 4 MKE
Mettendo mano alle armi e guardandole vicine le une alle altre è impossibile non vederne le cose in comune. In pratica fatto il primo fucile hanno accorciato il receiver, ridimensionato il bocchettone del caricatore ed allungato a dovere asta di armamento e canna la testa dell’otturatore viene adatta al fondello e tutte le misure necessarie allungate od accorciate… i caricatori sono stati ovviamente ridisegnati in base alla caratteristica della munizione, ma mantengono invariato il sistema di sgancio. Lo smontaggio dell armi è rimasto invariato su tutte e 4, avviene rimuovendo i perni passanti del calcio e poi quello frontale del pacchetto di scatto per poter separare l’impugnatura dal receiver. A questo punto è possibile sfilare il gruppo porta otturatore ed otturatore dal retro del receiver. La separazione dell’otturatore dal porta otturatore è un poco più complicata e va fatto con passaggi ben precisi Soprattutto il rimontaggio di questi 2 componenti è piuttosto “rognoso” e si deve stare ben attenti a non fare scattare la molla che causa l’uscita dei rulli dalle sedi; nulla di irreparabile, ma che porterà a non poche imprecazioni. Tutte e 4 le armi presentano pacchetti di scatto intercambiabili, e si sfilano dall’impugnatura rimuovendo la leva di sicura. Al pari del meccanismo di sblocco del calcio anche lo scatto è un rompicapo meccanico, chi volesse smontarlo farà bene procurarsi un bell’esploso e si troverà a rimpiangere una terza mano nel rimontarlo.Come in tutte le armi una giusta lubrificazione è d’obbligo. Sebbene ancora valide e funzionali alcune caratteristiche cominciano dimostrare gli anni alle spalle del progetto, sia per impostazione che per concezione. Tutte risultano piuttosto pesanti ed i calci estensibili non sono il massimo della comodità durante la mira se paragonati a progetti più moderni che forniscano un migliore appoggio della guancia. Il montaggio di ottiche e sistemi di mira è relegato all’impiego dell’attacco proprietario che tramite 4 piedini ed una leva fa presa su 4 riscontri ricavati ai lati del receiver. Tali attacchi sono reperibili sia dedicati con la ZF24 dedicata, che con diverse interfacce proprietarie di sistemi di mira di altri produttori, oppure con la più versatile slitta picatinny. All’uso tutte e 4 le armi si sono dimostrate divertenti e piacevoli da usare, con munizionamento adeguato sono affidabili ed hanno una buona precisione. Le due pistole hanno una ottima gestibilità e reazioni allo sparo molto controllabili (anche visto il peso). Le 2 carabine sono piuttosto nervosette rispetto altre armi semiautomatiche nei medesimi calibri dando una risposta allo sparo molto secca ma comunque gestibile.Sia il .308 che il .223 maltrattano parecchio il bossolo sparato provocando ammaccature abbastanza vistose, creando un po di intoppi nella ricarica. Una piccola nota la mettiamo riguardo la cnfigurazione della cinghia a 3 punti della HK, dopo averla infilata nel passante sul calcio va ripiegata ed il moschettone va fatto passare nella fibbia per essere poi agganciato al gancio sul blocco mira frontale. La fibbia presenta un asola inclinata che serve per puntarla sul moschettne oppure svincolarla ed agganciarla al secondo gancio sull’hanguard, o sul lato del receiver nel caso dell’MP5.
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Un ottimo articolo che descrive bene questi eccellenti prodotti. In particolare sono interessanti i dettagli tecnici che, una volta tanto, sono accuratamente specificati.